Ad ottobre, con l’arrivo del freddo, si comincia la raccolta dei bellissimi cespi dalle foglie ricce ed eleganti della verza
Altri rimedi Le foglie esterne venivano usate anche per curare ascessi, piaghe e infezioni. Poiché è un alimento utile nella prevenzione della degenerazione delle articolazioni, sia per le cure di artriti e artrosi, può essere utile una centrifuga del succo fresco di verza. Un paio di bicchieri di questo succo, integrato con succo di carote, possono essere utili per alleviare il dolore di articolazioni infiammate. Tra i rimedi della nonna c’è anche il decotto di foglie di verza, utile in caso di bronchiti e attacchi di asma, e per combattere la stipsi: si fa bollire il cavolo in poca acqua per non più di 2-3 minuti per evitare la perdita di numerose proprietà, si filtra e si beve mattina e sera. L’acqua di cottura della verza, ricca di zolfo, avrebbe effetti benefici nella cura di eczemi e infiammazioni. Involtini di verza ripieni Proprio in virtù della grande quantità di sali minerali che questo ortaggio apporta all’organismo, è consigliato in tutti i casi di debilitazione e anche per rinforzare le difese immunitarie dell’organismo. Inoltre un suo consumo abbondante svolge un’azione disinfettante e antibiotica sia per l’intestino sia per l’apparato respiratorio.
Il miglior modo per consumare il cavolo, per valorizzare al meglio il sapore e le caratteristiche nutritive e terapeutiche, è quello di mangiarlo crudo, dopo averlo tagliato sottilmente e condito con olio, limone e sale. I semi di cumino dei prati ne migliorano la digeribilità e l’aroma. La verza si può usare anche per fare i crauti, allo stesso modo del cavolo cappuccio, che sono il più noto e forse il più antico alimento ottenuto dalla fermentazione Inoltre il colore verde disintossica e rilassa La verza è consigliata per tutti i gruppi sanguigni Trovate tutte le ricette sul blog Photo by: Anna Tondini, Federica Navarria, Federica Caraboni Queste informazioni non sono in alcun modo di carattere medico, provengono da diversi testi e da conoscenze personali. Anna M. Tondini
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Le patate dolci sono un alimento antico usate soprattutto nella cucina tradizionale americana che vengono spesso servite il giorno del Ringraziamento, ma ormai conosciute in tutto il mondo. Da qualche anno presenti anche sul nostro mercato sono un alimento dalle sorprendenti proprietà nutritive. Andiamo a conoscerle meglio
Quando Cristoforo Colombo scoprì l’America nel 1492, i nativi già le coltivavano da circa 5000 anni. Furono importate in Europa assieme alle patate comuni e si diffusero poi anche in Asia. L’habitat migliore per la coltivazione si trova negli Usa, in Carolina del Nord, una zona dal clima umido e dal terreno ghiaioso. Dove tutt’ora avviene la maggiore coltivazione a livello mondiale. Si coltivano anche in Italia, principalmente in Veneto e in Puglia
patate dolci sono indicate per i gruppi sanguigniSi possono utilizzare in svariati modi, come contorno, crude in insalata affettate sottilissime lavate bene e con la loro buccia, cotte a vapore, in pentola a pressione circa 20 minuti, bollite, intere con la buccia, in acqua fredda circa 40 minuti dall’inizio del bollore a seconda delle dimensioni, o arrosto, oppure come base per creme e zuppe o per preparare dolci.
Si possono abbinare a uova, formaggi consentiti, carne, spezie e altre verdure. La stagione migliore per acquistarle è tra agosto e dicembre, meglio scegliere patate di medie dimensioni, poco più grandi delle patate comuni, altrimenti la polpa rischia di essere fibrosa e legnosa. Si possono conservare al fresco e al buio, mai in frigor. Si possono cucinare al cartoccio, al forno avvolte in carta d’alluminio come le famose jacket potatoes, per 50-60 minuti a seconda delle dimensioni, condite poi con olio (gli americani usano il burro!), sale e pepe. Controllare la cottura con uno stecchino, se si infilza facilmente sono cotte. Aprire il cartoccio, tagliarle al centro scavando la polpa senza romperle e condirle. Una combinazione magica: cannella, zenzero e miele, per gustarle al massimo della loro energia per una colazione super energetica. Le patate dolci sono indicate per i gruppi sanguigni 0, B e AB. Anna M. Tondini Vi è capitato di provare a fare una focaccia o anche semplicemente dei pancake con le farine di legumi e avere come risultato un mattone quasi immangiabile per sapore e consistenza? Per preparare la pasta e i panificati di legumi è indispensabile denaturare le farine vediamo il motivo. Cercherò di spiegarlo in modo semplice e chiaro per tutti. Panini di farina di legumi La farina di grano contiene due proteine, la gliadina e la glutenina. Queste proteine permettono di lavorare la farina formando la rete glutinica, le farine di legumi sono prive di queste proteine, se le impastiamo così come sono si ottiene una poltiglia non lavorabile. Per poter rendere lavorabili le farine di legumi occorre prima denaturarle, cioè sottoporle ad un trattamento termico passandole in forno a 90° per 3 ore. Durante la denaturazione le proteine si srotolano e si intrecciano tra loro creando una rete che imita il glutine e rende lavorabili le farine per la pasta fresca ed elastici gli impasti lievitati. Pasta di farina di cannellini La denaturazione delle proteine è un processo chimico fisico dove le proteine modificano la loro struttura, senza modificarne la composizione, così quando vengono impastate si formano dei grovigli compatti che permettono all’impasto di resistere in cottura. L’aggiunta della fibra di psillio alla farina per preparare la pasta aiuta a dare maggiore tenuta all’impasto in cottura. Personalmente non amo lo psillio, mi crea irritazione, quindi ho ridotto le dosi al minimo, in 100 g di farina ne uso giusto un pizzico. Nei lievitati al posto della fibra di psillio uso la farina di semi di carrube, 5 g per 300-350 g di farina. Pasta di farina di cannellini Photo by Federica Navarria
Consentita a tutti i gruppi sanguigni Le rape rosse sono un alimento molto antico ricco di grandi e insospettabili proprietà, buone e salutari. Sono molto usate in cucina, ma in pochi conoscono le proprietà terapeutiche di questo ortaggio. È possibile usare la barbabietola per trattare o prevenire molte condizioni di salute. Le rape rosse sono una delle tante varietà di barbabietola, a volte, da bambina, quando nelle nostre campagne ancora si coltivava la barbabietola da zucchero, nei campi di barbabietole si trovava ogni tanto una barbabietola rossa, mio nonno le andava a cercare e le raccoglieva per mangiarle. È una pianta della famiglia delle Chenopodiacee, probabilmente originaria dell’Africa del Nord, la barbabietola rossa è un ortaggio talmente antico da essere già conosciuta ai tempi dei babilonesi e dei greci, ne parla il botanico e filosofo Teofrasto descrivendo varietà bianche e rosse tanto dolci da poter essere mangiate crude. Anche i romani le conoscevano e le apprezzavano. Varietà molto simili a quelle attuali erano conosciute durante il rinascimento in Europa del Nord dove venivano consumate anche le foglie tenere. La varietà da zucchero, di colore bianco è ampiamente coltivata in tutto il mondo per la produzione di zucchero e come alimento per gli animali, viene raccolta, macinata e fatta fermentare. La pianta cresce bene in tutti i terreni, in terreni poveri e in condizioni critiche, non necessita di particolari concimazioni, alle nostre altitudini di semina da aprile fino a luglio. La raccolta può avvenire fino ad autunno inoltrato. Il colore delle rape rosse varia molto a seconda delle varietà, dall'arancio al rosso intenso, al violetto, dalle striature rosa o addirittura bianche assolutamente spettacolari per la presentazione delle ricette. Con la cottura queste particolari sfumature si perdono. Si può consumare cruda, cotta o berne il succo. La rapa rossa è depurativa, aiuta il fegato e i reni a depurarsi dalle scorie, aiuta ad espellere le tossine dall’organismo e a prevenire l’accumulo di possibili depositi di grasso. Per questo motivo è consigliata a chi sta cercando di dimagrire. E’ stimolante: grazie al suo contenuto di sali minerali, vit. B, vit. A, vit. C e flavonoidi è indicata per le persone che devono riprendersi dopo una malattia. Aiuta a mantenere la pressione bassa, ottima in caso di anemia in quanto favorisce l’assorbimento del ferro. Aiuta il sistema cardiaco-circolatorio grazie al suo contenuto vitaminico. Previene l’ictus e attacchi cardiaci, il succo di barbabietola abbassa la pressione se bevuto quotidianamente. Migliora l’umore, contiene betaina, un composto che aumenta la produzione di serotonina. L'alto contenuto di acido folico, conosciuto anche come vit. B9, la rende particolarmente utile durante la gravidanza. Ha un contenuto calorico modesto solo 10 calorie su 100 g e contiene pochi zuccheri, il 7,5% per 100 g nonostante sia di sapore dolciastro e il 10% di carboidrati. È utile contro il diabete per il suo basso indice glicemico, svolge un’azione antinfiammatoria per l’organismo, migliora la micro circolazione e aiuta a combattere i radicali liberi con una funzione antiage. Da essa viene estratto un colorante usato nell’industria alimentare come colorante naturale con la sigla E162, soprattutto per gelati e bibite. Il succo di rapa rossa viene utilizzato anche per tingere tessuti. Photo: Federica Navarria Torrette di caprino e pere con maionese di rape rosse (trovate la ricetta qui Verdure) Il succo di rapa ossa è considerato un vero elisir di lunga vita, in grado di alleviare svariati problemi e di apportare grandi benefici alla salute. Ricco di fibre, vitamine e sali minerali, contiene acido folico e una certa quantità di flavonoidi e antociani in grado di combattere i radicali liberi. Il succo di rapa rossa cruda è un vero toccasana in grado di depurare e sostenere l’organismo. Il succo di rapa rossa aiuta ad assorbire meglio il ferro, specie se con aggiunta di succo di limone. Svolge un’azione antiossidante, è un energetico naturale, allevia i disturbi mestruali, contribuisce alla ricostruzione dei globuli rossi, aiuta a tenere bassa la pressione, contribuisce a migliorare la circolazione del sangue, depura fegato e cistifellea, è diuretico, stimola il sistema linfatico e sostiene il sistema immunitario. Il naturopata Rudolf Breuss inserisce la rapa rossa fra gli ingredienti anticancro, contiene betacianina, un composto che aiuta a prevenire i tumori. La rapa rossa e il suo succo sono controindicati a chi soffre di gastrite e a chi soffre di calcoli renali. Essendo un alimento altamente depurativo è consigliato iniziare ad assumerlo a piccole dosi in modo da riconoscere subito eventuali disturbi e capire qual’è la dose individuale giusta. Ottimi gli abbinamenti con carote, mela, zenzero e limone, magari per succo energetico da bere a colazione durante l'estate. Il succo di barbabietola è un colorante naturale, si può usare in cucina per colorare gli impasti: conferisce un colore particolarmente scenografico ai panificati e non solo…. Panini di riso alla rapa rossa (trovate la ricetta qui Cereali e pseudocereali)
La cromoterapia in tavola è fondamentale, mette allegria specialmente nelle giornate grigie. L’effetto cromatico tra il color porpora del pane alla rapa rossa e i disegni cromatici formati dalla farina sulla crosta mi piace tantissimo. Ottima per colorare naturalmente i dolci. Se bollita, per conservare il colore va cotta intera, se tagliata o sbucciata i pigmenti vengono rilasciati nel liquido di cottura. Il colore rosso vivo viene esaltato dalla cottura e da qualche goccia di succo di limone mentre la presenza di sostanze alcaline, ad esempio un pizzico di bicarbonato farà virare il colore verso il blu Contiene carboidrati facilmente digeribili e fibra che stimola il transito intestinale. Il succo usato frequentemente aiuta la pelle , previene infiammazioni cutanee acne, secchezza della pelle, forfora, e altro ancora… La barbabietola aiuta a combattere le infezioni, stimola la ri-ossigenazione delle cellule e stimola la produzione di nuovi globuli. La betaina non è metabolizzata nel nostro organismo, può provocare colorazioni più o meno rossastre alle urine e feci, fenomeno del tutto innocuo. Una volta cotte si possono congelare, ma non congelatele da crude diventerebbero mollicce. Le foglie possono essere consumate come gli spinaci o come le foglie di bietole. Migliora le performance fisiche, ottima per gli sportivi, betaina e sport: forza e potenza nel piatto! Un doping naturale? Un bicchiere di succo di rapa fresca. Per togliere il colore sulle dita strofinarle con succo di limone. La rapa rossa è consentita a tutti i gruppi sanguigni. Dopo tutte queste informazioni non resta che iniziare a mangiare le rape rosse! Queste informazioni non sono in alcun modo di carattere medico, provengono da diversi testi e da conoscenze personali. Anna M. Tondini Photo: Marcella Migliore Oggi vorrei raccontarvi una leggenda che mi ha colpito particolarmente, la storia della margheritina, la bellis perennis. Una leggenda da condividere con le vostre bimbe per entrare nell’equinozio di primavera. E’ bello recuperare ricordi antichi trasmessi a noi dai nostri antenati, o meglio, dalle nostre antenate. Le margheritine sono il simbolo della primavera, questi piccoli fiorellini provengono dal Tibet e hanno una bellissima storia. La leggenda narra che un giorno Bellis, figlia del dio Belus mentre danzava con il suo innamorato attirò l’attenzione del dio della Primavera, il quale si innamorò della fanciulla e cercò di strapparla al fidanzato, che per paura di perderla, si scagliò violentemente contro la divinità. Bellis spaventata da tanta violenza chiuse gli occhi e si trasformò in una margheritina di prato. La margherita, diffusa ovunque, è certamente uno dei fiori più conosciuti, nella mitologia nordica è il fiore sacro ad Ostara, dea della Primavera. La nostra bella margheritina ha anche proprietà curative, vediamo quali sono. Ha proprietà antinfiammatorie, è un rimedio più penetrante dell’arnica, entra in profondità dove l’arnica non arriva. Ha proprietà rilassanti e calmanti, ’infuso di fiori e foglie è un ottimo rimedio per l’ipertensione, si usa anche per curare l’insonnia, per il catarro e il mal di gola, usato per sciacqui e gargarismi. Un impacco alla margherita lenisce il bruciore agli occhi Un rimedio che ci perviene dal passato, conosciuto già dagli antichi romani: con i fiori e le foglie tritati si può preparare un cataplasma da applicare sulle contusioni. Il succo delle margherite ha proprietà cicatrizzanti, venivano bagnate delle bende da utilizzare nelle ferite, oppure si preparavano unguenti sempre per la cura delle ferite. Le nostre margheritine si possono usare anche in cucina, le foglioline tenere della margherita raccolte prima della fioritura si possono consumare nelle insalate, i fiori possiamo usarli per decorare i piatti. Questi sono solo alcuni degli usi e delle proprietà di questa bella piantina che annuncia la primavera. Nelle immagini una mia creazione. Questo blog nasce come un giardino dove parlare dei miei interessi, degli argomenti che mi appassionano. Non solo un blog dove pubblicare ricette ma il mio giardino segreto dove invitarvi ad entrare in un mondo dove regna la magia. Qui vorrei parlarvi di erbe officinali, di erbe aromatiche, del potere delle pietre dure, di antiche religioni, gli antichi culti matriarcali di cui parlano diverse scrittrici, da Laura Rangoni a Vicki Noble, un mondo in cui le donne erano al centro della società. un molto che mi affascina. Oggi vorrei parlarvi di Mabon, la divinità di mezz'autunno, una divinità della cultura celtica. Mabon significa figlio della luce. Mabon è l’equinozio d’Autunno, un tempo di equilibrio dove luce e buio sono uguali, ma ha inizio il buio. E’ una festa di ringraziamento per i frutti della terra da conservare per il lungo, freddo inverno, celebrazione della casa e del raccolto. Con l’equinozio d’autunno l’oscurità prende di nuovo il sopravvento, questa energia porta verso in raccoglimento, verso l’interiorità, la meditazione. La Natura è stanca e cerca il meritato riposo. Una pratica tradizionale delle culture pagane è passeggiare in luoghi selvatici raccogliendo frutti, ramoscelli, foglie e piante secche, che poi vengono utilizzati per decorare la casa. In questa stagione amo vestire la casa dei colori dell’Autunno, i colori di Madre Terra, nastri dorati, per mantenere in casa la luce del Sole. Con gli elementi raccolti nelle passeggiate nei boschi si possono creare ghirlande da appendere fuori dalla porta o mazzetti da appendere in casa. Le pietre di questo periodo sono onice, quarzo citrino e granato. Abbandoniamoci alla Terra per ritrovare la pace interiore. Qui vorrei parlarvi anche delle mie creazioni. Nelle foto la mia interpretazione di Mabon, ho usato i colori dell’Autunno, i colori della Terra e del bosco, organza di seta e taffetà e la luce dorata dei raggi del Sole. Photo: Marcella Migliore
Questa spezia ha origini antichissime, le prime testimonianze dell’uso dei chiodi di garofano risalgono all’antica letteratura cinese. Cortigiani e ufficiali avevano l’obbligo di tenerne in bocca alcuni per profumare l’alito quando si rivolgevano all’Imperatore. La sua commercializzazione risale all’antichità, fu utilizzata in India nella medicina ayurvedica e poi in Cina. Fu introdotta nell’antica Roma dai fenici, poi adottata dalla medicina araba. Originario dell’arcipelago delle Molucche, in Indonesia, i chiodi di garofano altro non sono che i boccioli essiccati ancora chiusi dell’albero della Eugenia caryophyllata. Nel ’600 al centro di sanguinosi conflitti per il possesso del mercato delle spezie fra olandesi e inglesi. In Inghilterra nel XVII secolo i chiodi di garofano avevano un valore paragonabile a quello dell’oro! Oggi coltivato in molte aree tropicali, dalle Antille all’Africa orientale, alla Cina e Zanzibar, piccola isola dell’Oceano Indiano, che oggi è la maggior produttrice di questa spezia. I chiodi di garofano in passato venivano usati per rinfrescare l’alito, usati tutt’oggi per dentifrici medicati, hanno anche un’efficace effetto sedativo in caso di mal di denti. L’olio essenziale si usa per disinfettare afte e ascessi. Fate attenzione al suo utilizzo, puro è irritante per la pelle e le gengive e tossico per il fegato. Usarlo diluito in un olio vegetale. I chiodi di garofano vengono utilizzati per curare piccole piaghe. L’infuso di questa spezia si utilizza per combattere le micosi della pelle unito al timo e al coriandolo. Il chiodo di garofano ha proprietà antinfiammatorie, viene aggiunto alle pomate per i dolori articolari. Utilizzati in cucina aiutano la digestione di piatti elaborati. Entrano nella composizione del curry e del garam masala. Conosciuti fin dall’antichità per le loro proprietà di conservare gli alimenti grazie alla capacità di ostacolare il processo di ossidazione dei grassi. I chiodi di garofano stimolano la circolazione sanguigna, per questo motivo sono considerati dei buoni afrodisiaci. I chiodi di garofano sono indicati per tutti i gruppi sanguigni. La cucina di Titania Garden Il cardamomo è una delle spezie più aromatiche ed esotiche, un tempo condivideva con il pepe nero il titolo di “re delle spezie”, elemento essenziale della cucina indiana. E’ arrivata in Europa intorno all’ XI secolo. La fragranza di questa spezia è sempre stata molto apprezzata già dai greci e dai romani che utilizzavano il cardamomo per produrre profumi, mentre le donne egiziane erano solite bruciare essenze di cardamomo nell’aria per gli effetti benefici e stimolanti. In Oriente il cardamomo è considerata una spezia afrodisiaca, questa sua proprietà è persino decantata nei racconti di Mille e una Notte. Il cardamomo è al centro di alcune usanze e tradizioni: in India è considerata una pianta così timida e delicata che può essere toccata e raccolta solo da mani femminili , mentre nel Kashmir alcuni semi di cardamomo sono chiusi in un gioiello al polso delle spose a simboleggiare il cibo ristoratore che daranno ai mariti. La medicina ayurvedica utilizza il cardamomo per riequilibrare l’energia della milza. Il cardamomo è una spezia riscaldante, in inverno aiuta il nostro organismo a curare i sintomi da raffreddamento, a combattere la tosse e il raffreddore. Il cardamomo favorisce la digestione. La morte sua, con il cioccolato! Il cardamomo esalta il profumo del cacao. Nell’immagine bacche di cardamomo e un favoloso bonet piemontese rivisitato, la ricetta la troverete in autunno sul blog. La cucina di Titania Garden Vi ringrazia Seguitemi sulla mia pagina Facebook, sarete aggiornati sui prossimi eventi. Il nome: ELICRISO, helichrysum italicum
Andiamo a conoscere le proprietà di questa staordinaria pianta. L’elicriso è una pianta aromatica, appartiene alla famiglia delle composite, diffusa dall’Appennino piemontese alle regioni meridionali, dai litorali alle zone submontane. Pianta caratteristica della macchia mediterranea cresce nei luoghi aridi e incolti, assolati e pietrosi. E’ una pianta spontanea, perenne alta circa 40 cm. dal portamento leggermente prostrato, dal caratteristico colore grigio-verde-argento. Ha piccoli fiori di un bel giallo luminoso che conservano il colore anche una volta essiccati. Dal profumo aromatico molto intenso e particolare, un sentore di liquirizia e curry. Si può coltivare anche in vaso, esposto al sole, riparato dai venti freddi e dal gelo. Coltivato in vaso teme i ristagni idrici. Il nome Elicriso deriva dal greco Helios chrysos che significa Sole d’oro, dovuto al color oro dei fiori. I sacerdoti greci e romani usavano questa pianta per incoronare le statue degli Dei. Ritrovato in numerose pitture egizie. Legato al culto del Sole, veniva considerato simbolo di eternità. Un’antica leggenda narra di una ninfa molto bella dai capelli dorati, innamorata di un Dio, un amore non corrisposto. Prima di morire gli Dei per pietà la trasformarono in una pianta di elicriso. Molte proprietà curative dell’elicriso sono conosciute sin dall’antichità con testimonianze che riguardano le popolazioni greche ed egizie. Plinio ne descrive l’uso come stimolante della diuresi e del flusso mestruale. Veniva usato anche come antidoto contro il morso dei serpenti mescolato al miele. Conoscenze tramandate, in passato gli agricoltori curavano le affezioni bronchiali del bestiame con questa pianta. La scoperta delle varie proprietà di questa pianta oggi si deve al dott. Leonardo Santini, il quale negli anni ‘40 condusse numerose ricerche per dimostrare le sue proprietà benefiche. Il colore dei fiori si conserva inalterato anche dopo essere stati essiccati per questo sono molto utilizzati per le decorazioni. I rametti di elicriso essiccati e sminuzzati si utilizzano per preparare il pot-pourri e per preparare sacchettini per profumare cassetti e armadi , utile contro le tarme. In cucina le foglie di elicriso si possono utilizzare come aroma per verdure, per aromatizzare il riso e le carni bianche. Dona agli alimenti un leggero gusto di curry. E’ consigliabile icordarsi di toglierlo prima di servire, ha un sapore amarognolo. Per le sue proprietà medicinali viene usano in diverse preparazioni: l’oleolito, l’olio essenziale, la tintura madre, il macerato glicerico, l’estratto, l’infuso, il decotto e la pomata. Dai fiori si estrae un olio essenziale utilizzato in erboristeria dalle proprietà antinfiammatorie. Aiuta ad alleviare rossori e screpolature della pelle, ha un effetto calmante sulla dermatite, sull’eczema e sulla psoriasi. Può essere d’aiuto per l’acne, le scottature e reazioni allergiche. Per i geloni si usa abbinato all’oleolito di calendula. E’ necessario diluirlo in un olio vegetale prima di applicarlo sulla pelle, secondo le dosi indicate da un erborista esperto in base al problema da trattare. Questo olio ha un profumo molto intenso per questo si utilizza anche nella preparazione dei profumi. L’olio essenziale e i suoi estratti vengono utilizzati nella preparazione di sieri e creme per il viso adatti alle pelli mature, secche e danneggiate. E’ utile nella prevenzione delle cicatrici, delle rughe e delle smagliature. L’oleolito ha le stesse proprietà dell’olio essenziale, inoltre si utilizza come lenitivo e calmante delle scottature solari, come protettivo e abbronzante. La sua azione lenitiva permette la guarigione eliminando il rossore e rigenerando la cute anche in presenza di cheloidi. Aiuta la cicatrizzazione di tagli e ferite disinfettandole. E’ d’aiuto in caso di dolori muscolari, dolori reumatici e traumi. La tintura madre agisce come antistaminico naturale, alternandola al ribes, cura riniti e congiuntiviti allergiche. E’ utile come decongestionante in caso di emorroidi. L’infuso caldo cura tosse e bronchite grazie all’azione emolliente che aiuta ad eliminare il catarro. In caso di capelli fragili e forfora, durante il lavaggio frizionare il cuoio capelluto con l’infuso. L’estratto acquoso al 6% si utilizza come collirio per curare le congiuntiviti allergiche. La pomata a base di elicriso si usa per gli eritemi solari, edemi, flebiti, varici e dermatiti. Il decotto di sommità fiorite aiuta in caso di dermatiti in tutte le sue forme. Con il decotto si possono fare spugnature in caso di scottature solari, eczemi e psoriasi. Bere il decotto prima di esporsi al sole riduce la comparsa di eritemi e migliora l’abbronzatura. Il decotto è decongestionante in caso di emorroidi. Inoltre l’elicriso è un drenante dei tissuti, drena fegato e vasi linfatici rimuovendo le tossine. L’elicriso va bene per tutti i gruppi sanguigni. Avete provato a fare il pane con la farina di carrube? La mia curiosità di conoscere le piante e le loro proprietà mi ha portato a fare questa ricerca sulla farina di carrube, estratta dal baccello del carrubo, pianta molto antica, dimenticata per lungo tempo, oggi si sta riscoprendo grazie alle sue straordinarie proprietà. Vorrei condividerla con voi. La coltivazione del carrubo ebbe inizio al tempo dei greci, seguiti dagli arabi che la portarono in Spagna e in Sicilia. La farina di carrube veniva usata anche dagli antichi egizi come dolcificante. Originario dell’Asia Minore, oggi il carrubo viene coltivato in Nord Africa, Asia, Sud America, Cipro e Italia del Sud, in particolare in Sicilia. E’ un arbusto sempreverde tipico dell’area mediterranea alto dai 7 ai 10 metri, appartenente alla famiglia delle fabacee. Per crescere il carrubo ha bisogno di molto sole e di un ambiente tendenzialmente arido. E’ una pianta molto longeva, può raggiungere i 500 anni. Cresce molto lentamente, i frutti, i baccelli, si raccolgono all’inizio dell’autunno. Le carrube vengono associate alla figura di San Giovanni Battista, che si ritiene le avesse consumate nei lunghi periodi di ascesi trascorsi nel deserto, aiutandolo a sopravvivere, venivano per questo chiamate pane di San Giovanni. Tutte le parti del carrubo possono trovare un utilizzo, la corteccia dei rami, le foglie, i frutti (baccelli) e i semi. I baccelli essiccati vengono macinati per ottenere la farina. Il frutto del carrubo in passato è stato impiegato soprattutto per l’alimentazione animale, ma oggi si sta riprendendo uno spazio importante nell’alimentazione umana. Un alimento dimenticato di un grande valore nutrizionale da riscoprire e apprezzare. Può essere assunto anche da coloro che soffrono di gravi disturbi dell’apparato digerente, può essere usato in caso di diarrea, di bambini e adulti. Non contiene glutine quindi è adatta anche ai celiaci. La farina di carrube ha un sapore dolce e gradevole, ricorda il sapore del cacao in polvere, in cucina si può usare nei dolci per sostituire il cacao utilizzando la stessa quantità di farina. Usando la farina di carrube si può ridurre la quantità di zucchero o addirittura eliminare (una manna per chi segue diete a ridotto contenuto di zuccheri) in quanto è dolce di suo grazie al suo elevato contenuto di zuccheri naturali. La farina di carrube si può usare per preparare bevande calde in sostituzione del caffè, del cacao o dell’orzo in polvere, si può quindi considerare un interessante sostituto del cacao o del caffè. Rappresenta un’opzione interessante per chi è allergico o intollerante al cacao. La farina di carrube va conservata preferibilmente in un barattolo di vetro al riparo dalla luce e in luogo asciutto. Una parte di farina di carrube può essere aggiunta ( in sostituzione della quantità di farina utilizzata) nella preparazione della pasta fresca o di un pane speciale. In Sicilia si usa per preparare gnocchi, tagliatelle, mostaccioli e granite. Si trova nei negozi di prodotti alimentari naturali, o nelle erboristerie oppure online. E’ un prodotto tipico della Sicilia. La farina di semi in cucina si utilizza in cucina come addensante naturale in varie preparazioni: creme, dolci, vellutate, salse, gelati, conserve, liquori e sciroppi. Le carrube contengono pectina, un gelificante e addensante sfruttato anche dall’industria alimentare. La farina di semi fatta rigonfiare per qualche ora in acqua serve come maschera per il viso, ha effetti idratanti ed emollienti. Più comune è l’utilizzo della farina ottenuta dai baccelli e dai semi per l’alimentazione umana, questa farina è ricca di zuccheri naturali e di carboidrati, ma povera di grassi e non contiene colesterolo. E’ ricca di calcio e fosforo (questi due minerali hanno un ruolo attivo nella prevenzione dell’osteoporosi), zinco e ferro, contiene vitamine del gruppo B, vitamina C, vitamina A, vitamina E, vitamina K magnesio e potassio. Ha proprietà antiossidanti, contrasta l’invecchiamento cellulare grazie all’acido gallico, è ricca di flavonoidi, essendo ricca di fibre aiuta a ridurre il colesterolo LDL. Un ulteriore vantaggio che di recente ha attirato l’attenzione della ricerca scientifica riguarda l’abbassamento dei livelli dei trigliceridi, oggi la scienza sta studiando la possibilità di ricavarne estratti curativi. Ha proprietà sazianti, riduce la velocità di svuotamento gastrico, quindi prolunga il senso di sazietà. Il suo consumo riduce i livelli di colesterolo. Aiuta il transito intestinale grazie al contenuto di fibre. In erboristeria l’estratto secco di carruba viene utilizzato insieme allo zenzero in caso di colon irritabile. L’estratto di foglie possiede proprietà antibatteriche capaci di contrastare intossicazioni alimentari resistenti ai classici antibiotici come la listeriosi. Le foglie si usano per la preparazione di infusi, la tisana ha proprietà antiacide in caso di gastrite, il decotto di foglie libera i bronchi grazie al suo potere espettorante. Dalle carrube si ottiene anche uno sciroppo che si usa per aromatizzare piatti e bevande ad esempio la granita, utile per la tosse e utilizzato nel settore cosmetico per le sue proprietà idratanti. Come per tutti gli alimenti attenzione a non abusarne, se assunta in grande quantità l’alto contenuto di fibre può provocare nausea, spasmi e diarrea. Qualche curiosità sul carrubo. Nell’industria alimentare la farina di semi viene utilizzata come addensante e stabilizzante soprattutto nella preparazione di prodotti da forno, gelati e caramelle con la sigla E 410. I semi di carruba sono piuttosto pesanti e duri, pare tutti i semi abbiano lo stesso peso, 1/5 di grammo, tanto che in passato venivano utilizzati come unità di misura per l’oro e le pietre preziose, per questo motivo soprannominati “carato”. Questo informazioni provengono da diversi testi di erbe, non vogliono essere in alcun modo informazioni di carattere medico. |
Anna
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